Iaia Caputo, Le donne non invecchiano mai (Feltrinelli, 2009): intervista di Elisabetta Liguori


Iaia Caputo, Le donne non invecchiano mai (Feltrinelli, 2009)
di Elisabetta Liguori

Alle donne piace parlare di donne, molto meno di vecchiaia. Lo conferma Iaia Caputo nel suo ultimo libro “ Le donne non invecchiano mai” appena uscito per Feltrinelli.
1) In una tua efficacissima immagine, il tempo diventa un tapin roulant. È il tempo a scorrere o sono le donne stesse a trascorrere?
1) E’ un’immagine universale. Uomini e donne camminano sullo stesso tempo, ma le sensazioni che accompagnano il movimento sono diverse. Per le donne invecchiare significa confrontarsi con un sentimento di smarrimento. In una sorta di naufragio in se stesse, si comincia ad abitare un corpo sconosciuto e la sensazione che ne deriva è quella di essere superati. Di non essere più sull’onda del vivere, ma dietro. Il passato ingigantisce, mentre il futuro perde la sua astratta infinitezza.
2) Perché mai alle donne non è dato invecchiare? La vecchiaia è un peccato? Una malattia?
2) Gli uomini hanno messo a punto un’idea formidabile di vecchiaia, della quale le donne sono invece ancora sprovviste. Mentre il tempo restituisce agli uomini potere, forza, fascino, per le donne continua ad essere un’esperienza di mera sottrazione. Il tempo consta ancora oggi di un apparato simbolico dietro il quale si consuma un’antica ingiustizia di genere.
3) In che termini entra il tempo nell’amicizie al femminile?
3) Se è vero che il tempo toglie, è anche vero che spesso regala qualcosa. Due sono i doni della vecchiaia alle donne: il tempo per sé e l’amicizia di altre donne. Dopo i 50 anni, infatti, molti giochi sono fatti; la professione già avviata, i figli grandi e indipendenti, un certo disinvestimento erotico, la conquistata stabilità consentono alle donne di recuperare del tempo libero. Questo tempo, finalmente vuoto, diventa solitamente il mezzo per riscoprire l’amicizia al femminile, e con quella, le vecchie passioni. È un modo per incontrare il mondo delle altre. Non semplicemente le loro parole, ma la condivisa voglia di ridere e un’utilissima, nuova leggerezza.
4) La bellezza a vent’anni è un dato di fatto, mentre a cinquanta uno stato d’animo?
4) Sì. Può essere questa la giusta reazione all’invisibilità alla quale siamo condannate dopo una certa età. Quando non è più il corpo ad attrarre, i rapporti umani si fanno più complessi e richiedono una ragionata rivoluzione di quella che è la percezione di sé. È necessario scoprire che non si è solo carne, ma una storia, un percorso, una nuova idea, e su questa fondare una nuova estetica relazionale.
5) Le donne sono dunque chiamate a confrontarsi con pesi e misure differenti, a costruire equilibri del pensiero, ma, in una società sempre più appiattita sulla totale egemonia del corpo, quali prospettive sembrano profilarsi per il futuro?
5) Lo stesso corpo per tutti. Al momento non sembra esserci scampo: la dimensione dell’apparire domina su quella dell’essere. Ma non è una novità. I corpi sono sempre stati disciplinati da qualcosa. Foucault parlava di bio potere e bio politica non a caso, perché dietro il dominio dei corpi, dietro il controllo della loro immagine, si annida sempre l’esercizio del potere, di una supremazia. Prima alle donne erano imposti canoni di morigeratezza, ora quelli della seduzione. Si tratta comunque di coercizioni che perimetrano il mondo, così da non correre il rischio che qualcuno si occupi veramente e liberamente della materia di cui è fatto quel mondo stesso. I corpi obbedienti che si uniformano a canoni imposti, per quanto faticosi e artificiali, sono molto più facili da gestire. Questo è un dato di fatto.